2024.09.14 - Rockol - Interview with Duff
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Re: 2024.09.14 - Rockol - Interview with Duff
- The interview in Italian:
- Duff McKagan: “Se Bob Dylan vuole suonare con noi è il benvenuto”
L’elogio di Bob Dylan, il nuovo album e tour solista con data a Milano il 16 ottobre: l’intervista
Di Elena Palmieri
“Abbiamo iniziato le prove per il tour di ‘Lighthouse’!”. Dall’altra parte dello schermo, a parlare è Duff McKagan. Quando lo raggiungiamo via Zoom, il bassista dei Guns N' Roses racconta di aver appena terminato il suo allenamento mattutino, pronto per trovarsi nel pomeriggio con la band che lo accompagnerà in tour per le prove. La tournée, a supporto dell’ultimo album solista di McKagan, “Lighthouse”, prenderà il via il prossimo 30 settembre da Dublino e include anche una tappa in Italia, prevista per il 16 ottobre ai Magazzini Generali di Milano.
La prossima serie di concerti vedrà il 60enne musicista tornare in tour come solista a distanza di cinque anni dai suoi precedenti show a supporto dell’album “Tenderness” del 2019, realizzato insieme a Shooter Jennings e alcuni membri della sua band. In quello stesso anno, McKagan ha iniziato a lavorare al successivo lavoro di studio, completato poi quasi completamente da solo, nel suo studio casalingo con il produttore Martin Feveyear, a causa della pandemia. Avendo lavorato quasi in autonomia su “Lighthouse”, uscito nel 2023 e caratterizzato dalla presenza di diversi ospiti, tra cui Slash, il batterista Abe Laboriel Jr., Jerry Cantrell e Iggy Pop, per il nuovo tour Duff ha dovuto arruolare una band apposta. In tournée il bassista dei Guns N' Roses, che a maggio ha anche pubblicato il disco live “Tenderness: Live in Los Angeles”, non esclude inoltre la possibilità di chiamare qualche amico sul palco. “Ho tanti amici in giro per il mondo, e alcuni di loro sono grandi musicisti”, racconta a Rockol Duff McKagan, nella sua canotta azzurra e con la chioma di capelli biondi nascosta sotto un berretto da baseball con la scritta bianca “Jaws”. Con gentilezza e tono amichevole, aggiunge: “Se qualcuno di loro vuole unirsi a noi sul palco, per me è fantastico. Alcuni miei amici arricchirebbero sicuramente lo spettacolo. Vedremo!”. Cogliendo la chiacchierata come occasione per chiedere anche dell’elogio di Bob Dylan e del conseguente invito di Duff a collaborare, McKagan scherza: “Bè, se Bob Dylan vuole suonare con noi, quando saremo a New York o a Los Angeles, è il benvenuto! L'invito è sempre valido, anche per suo figlio, Jakob”.
Rockol: Alla fine del mese di settembre darai il via al tuo nuovo tour solista a supporto di "Lighthouse". Hai già iniziato le prove con la tua band: come ti senti riguardo a questo nuovo tour solista?
Duff McKagan: Sono nervoso. Durante il tour di "Tenderness" c'erano con me Shooter Jennings e la sua band - una band che suona insieme dal 2011 e che ha suonato in quel mio disco. Naturalmente, erano anche la mia band di supporto. Avendo realizzato "Lighthouse" praticamente da solo, insieme a pochi musicisti a causa del Covid, per il nuovo tour ho dovuto mettere insieme una band e trovare le persone giuste che possano ben presentare live questo nuovo disco e "Tenderness". Fortunatamente ho trovato un gruppo di musicisti davvero fantastici. Quindi, sì: sono nervoso. Siamo nel pieno delle prove, che continueranno per tutto settembre. Non sono il tipo di persona che dice agli altri come suonare o fare una cosa, quindi sto cercando di lasciare libertà a tutti, vista la loro bravura e gentilezza. Sono convinto che il tour sarà fantastico.
Rockol: Se non sbaglio, anche se lo scorso dicembre avete registrato un live agli Easy Street Records di Seattle, il "Lighthouse Tour '24" sarà il tuo primo tour da solista dopo la pandemia, quindi dopo circa cinque anni...
Duff: Wow, è già passato così tanto tempo? Che cosa strana il Covid: ha rubato due anni delle nostre vite.
Rockol:Hai detto di essere nervoso: in vista dell'inizio del tour, quali sentimenti, emozioni, paure e aspettative ti accompagnano?
Duff: Tante di queste cose. Dire che sono nervoso, è un po’ generico. Bisogna fare questo tipo di lavoro con molta fiducia, anche se è come seppellire se stesso in una sorta di sicurezza, e lo fai perché sai che così funzionerà. Per questo tour ho lavorato molto sulla mia voce negli ultimi due mesi, soprattutto dopo aver inciso il disco, suonando e preparandomi per le prove. Quindi alla fine, grazie a tanto lavoro, uno spera che tutto funzioni al meglio. Lo stesso accade con i Guns N' Roses: proviamo per circa due mesi prima di andare in tour, perché ci si vuole assicurare che tutto vada alla grande. In questo tour solista, suonerò in posti più piccoli, dove ogni chitarra, ogni colpo di rullante, e così via, si sentiranno nitidamente. Quindi tutto dovrà funzionare a dovere. La band deve essere affiatata e, anche se ammetto di essere un po’ nervoso, mi sento sicuro che questa sarà una delle migliori band con cui ho mai suonato.
Rockol:Il "Lighthouse Tour '24" include una data qui in Italia, dove tornerai come solista dopo cinque anni. Qual è il tuo rapporto con il nostro Paese, e quali sono i tuoi migliori ricordi a esso legati?
Duff: Vi racconterò una cosa, per iniziare: circa due settimane fa, io e mia moglie siamo stati a Portofino per il venticinquesimo anniversario del nostro matrimonio, insieme alle nostre figlie. Portofino è meravigliosa. Tornando alla domanda: per quanto mi riguarda, l’Italia occupa una parte importante della mia esperienza come musicista, il rapporto tra la musica in cui sono convolta e l’Italia è molto forte. Il pubblico italiano è molto appassionato. È diverso dal resto d’Europa. Gli italiani si identificano davvero con una canzone, non hanno paura di mostrare le proprie emozioni. Con i Guns N' Roses, è sempre pazzesco. L’Italia, l’Argentina e il Brasile sono i tre posti più appassionati. Durante il tour di "Tenderness", ho suonato a Milano ed è stato bellissimo: era l'ultimo spettacolo della tournée prima di tornare negli Stati Uniti, e il pubblico era fantastico, tanto che abbiamo suonato delle canzoni in più perché nessuno voleva che ce ne andassimo. Non vedo l’ora di tornare in Italia. Non per sminuire la Francia o la Svizzera, ma l’Italia ha quella passione in più.
Rockol:Tornando al tour e al tuo ultimo album, "Lighthouse". Come ti stai preparando per eseguire questa nuova canzone dal vivo? Ci sono elementi musicali o aspetti particolari su cui ti concentri di più per portare i brani live sul palco?
Duff: Ci sono certe cose che si possono e non si possono fare con la strumentazione che abbiamo dal vivo. Non abbiamo un violino per "Tenderness", per esempio, quindi Jeff Fielder, che può suonare di tutto, dalle chitarre alle tastiere, per alcune canzoni ha pensato a delle alternative interessanti, al posto del violino di Aubrey Richmond, utilizzando sintetizzatori e altri strumenti. Il brano suona quindi in modo diverso, ma la canzone rimane la stessa. In "Lighthouse" la strumentazione e alcuni passaggi sono ricchi e vari. Ci sono molte chitarre acustiche, molti cori. È quindi fondamentale avere una band con elementi che sanno cantare, e stiamo lavorando tantissimo sulle parti vocali. Dal vivo, alcuni aspetti saranno sicuramente diverse rispetto al disco, perché non abbiamo una sezione di fiati o di archi. Ma abbiamo Jeff Fielder, e lui può fare qualsiasi cosa.
Rockol: Cercherete quindi di costruire comunque un muro sonoro imponente?
Duff: Duff: Lo spero, incrociamo le dita.
Rockol: “Lighthouse” tocca temi come la riflessione, la resilienza e, come anche nei tuoi lavori precedenti, la tua musica spesso mescola diversi generi dal punk all’hard rock, ma anche suoni più morbidi. Come si traducono questi elementi nelle tue esibizioni dal vivo? Influenzeranno il modo in cui ti connetti con il pubblico durante questo tour?
Duff: Assolutamente, le tematiche e le sonorità delle canzoni influenzano il modo in cui mi connetto con il pubblico. E le canzoni di "Lighthouse" e "Tenderness" in particolare. Quando scrivo i testi delle canzoni cerco di essere il più inclusivo possibile. Cerco di usare il "noi", non l'"io". Inoltre, sono una persona che ama viaggiare e viaggio molto: da quando ho vent'anni, in questo modo, sono sempre entrato in contatto con culture diverse, osservare e apprezzare i luoghi che visito, compresi i musei. Leggo anche molti libri di storia e, in generale, sul mondo. Il risultato di questo viaggiare a lungo è il pensiero che, in fondo, siamo tutti uguali. La maggior parte di noi vuole il bene e cerca di fare del bene per gli altri. La politica e i social media sono abrasivi, ma nella società civile non è così. Quando visito una nuova città, le persone vogliono solo mostrare cosa c’è di bello nel loro Paese, senza parlare di politica. Delle canzoni dei miei ultimi due album tendo ad apprezzare il lato più soft. Più o meno, ho sviluppato questa tendenza intorno al 2015, con la mia chitarra acustica, suonando degli accordi, cantando e cercando una melodia, invece di urlare. Cerco di trovare una melodia che la mia chitarra mi suggerisca di cantare. Penso che siano comunque canzoni punk. Riprendendo il titolo del programma radiofonico mio e di mia moglie Susan, “Three chords and a truth radio show": sono canzoni di tre accordi, ma con al loro interno la verità. Questo è quello che cerco di fare.
Rockol: In un'intervista del 2022 con il Wall Street Journal, Bob Dylan aveva elencato una serie di band e canzoni che apprezzava molto, citando - tra le altre cose - il tuo brano “Chip away”. Lo scorso anno avevi poi raccontato di aver inviato una lettera a Dylan per ringraziarlo invitandolo a collaborare. Come si è evoluta la cosa?
Duff: Un paio di mesi fa io e mia moglie Susan siamo usciti a cena e siamo andati a un concerto dei Pearl Jam a Seattle con Jakob Dylan, figlio di Bob Dylan. È stato davvero divertente e abbiamo parlato un po' di quello che è successo. Per me è qualcosa di davvero fantastico. A Bob Dylan ho scritto una lettera inviandogli l'edizione deluxe di "Tenderness", compreso di libretto e tutto il resto. Non mi aspettavo poi una risposta. Dopotutto, è Bob Dylan. Quindi la situazione non si è evoluta, ma tutta la faccenda è diventata una grande storia, di cui la gente mi chiede spesso. Il giorno in cui è uscito quell'articolo con Bob Dylan che parlava di “Chip away” per me è stata una giornata meravigliosa. Ho iniziato a ricevere messaggi e email da amici da tutte le parti del mondo e mi sono chiesto: "Cosa sta succedendo?". Poi ho letto l'articolo e ho pensato: "Oh, che cosa bella! Ma come ha fatto a capitare sul mio album?". Questa storia ormai fa parte della mia vita e io sono tipo: "Ehi, Bob Dylan ama 'Chip away. È fantastico! Io rimango sempre aperto a qualsiasi collaborazione con lui, sono disponibile: ho sempre con me la mia chitarra acustica. Quindi, Bob, se vuoi scrivere una canzone insieme, io sono qui!.
Rockol: Prendendo "Lighthouse" come esempio: è un disco pieno di grandi collaborazioni e ospiti importanti. Non so se puoi anticiparci qualcosa: hai pensato o penserai a qualche collaborazione o partecipazione speciale durante il tuo tour?
Duff: Bè, se Bob Dylan vuole suonare con noi, quando saremo a New York o a Los Angeles, è il benvenuto! L'invito è sempre valido, anche per Jakob.
Comunque sia, ho tanti amici in giro per il mondo, e alcuni di loro sono grandi musicisti. In Italia non saprei, a dire il vero. Ma, conosco molte persone che suonano e se qualcuna di loro vuole unirsi a noi sul palco, per me è fantastico. Alcuni miei amici arricchirebbero sicuramente lo spettacolo. Vedremo!
Rockol: Durante la tua carriera, hai fatto parte di numerosi progetti e, ovviamente, di band iconiche. Grazie ai tuoi lavori da solista hai raggiunto ed evoluto il tuo personale stile di scrittura. Come ritieni che sia per te il processo creativo in questo momento? E quali sono le differenze tra creare musica per il tuo lavoro da solista e per altri progetti, o con una band?.
Duff: La mia creatività sembra diventare sempre più forte. Negli ultimi 10 anni ho scritto molte canzoni. Per quanto riguarda i testi, è una questione particolare, perché le mie osservazioni sono personali. I miei testi potrebbero non funzionare per qualcun altro. quindi, non scrivo canzoni per altre persone perché non so come farlo. Scrivo solo per me stesso. Certo, alcune cose le metto da parte per i Guns N’ Roses. Registro tutto su GarageBand e quando ho del materiale sono in grado di capire se sia meglio per un lavoro solista o per i Guns N’ Roses.
Attualmente per me devo dire che è un gran bel periodo. Ho sempre una chitarra acustica con me, anche quando viaggio, come accaduto a Portofino durante il mio anniversario di matrimonio. Sto bene ed è un momento molto positivo: ho una moglie fantastica, delle figlie incredibili, la vita va alla grande. Tutto questo mi permette di scrivere le mie canzoni in pace.
https://www.rockol.it/news-746685/guns-n-roses-duff-mckagan-tour-solista-e-concerto-milano-intervista
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