2024.09.23 - Metalitalia.com - Duff McKagan: The voice of a guitar vibrating on the chest
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2024.09.23 - Metalitalia.com - Duff McKagan: The voice of a guitar vibrating on the chest
- Original article in Italian:
- DUFF McKAGAN – La voce di una chitarra che vibra sul petto
Pubblicato il 23/09/2024 da Carlo Paleari
Duff McKagan è una star abituata alle folle oceaniche, eppure non ha mai dimenticato il piacere di esibirsi davanti una (relativamente) piccola audience in un club: lo faceva quando suonava punk rock, o agli albori dei Guns, e lo fa ancora oggi che ha scoperto il piacere di abbandonarsi al caldo suono di una chitarra acustica.
Mancano poche settimane alla data milanese di Duff, che si esibirà ai Magazzini Generali il 16 ottobre, e abbiamo colto al volo l’occasione di raggiungerlo per una breve chiacchierata su questa sua nuova avventura solista che l’ha portato a pubblicare due dischi, prima “Tenderness”, nel 2019, e ora “Lighthouse”, il quale vede il bassista cimentarsi in stili molto diversi da quelli a cui ci ha abituato, dal blues alla canzone d’autore.
Duff ci ha sempre dato l’impressione di essere il componente più alla mano e affabile dei Guns N’ Roses e la nostra conversazione non ha potuto che confermarlo: ci siamo trovati di fronte ad un interlocutore pacato, con cui scambiarci opinioni su cosa voglia dire avere figli adolescenti o sull’energia che restituisce andare ad un concerto, un artista orgoglioso della propria musica ed un vero appassionato di tutti i numerosi musicisti che l’hanno influenzato.
DUFF, IL TUO NUOVO ALBUM “LIGHTHOUSE” CI HA COLPITO PER LA SUA ETEROGENEITA’, CHE LO RENDE MOLTO DIVERSO DA QUELLO CHE FAI CON I GUNS N’ ROSES. COME E’ NATA QUESTA TUA ISPIRAZIONE COSI’ INTIMISTA?
– Quella che vedi è la mia stanza, dietro di me ci sono due chitarre acustiche, un basso e poi ci sono altre chitarre. Dovunque mi trovi, cerco sempre di avere una chitarra a portata di mano.
Intorno al 2014 ho deciso di ascoltare davvero il suono della chitarra acustica, la sensazione che mi dà averla appoggiata al mio petto: avevo delle melodie, degli accordi ed era come se la chitarra stessa mi suggerisse quando e come cantare. Ad un tratto mi sono reso conto che quello che stava nascendo non voleva urlare, non mi diceva di spingere con la voce, piuttosto mi prendeva per mano e mi chiedeva di abbandonarmi al suono della chitarra stessa.
Vedi, io sono un grande fan di Mark Lanegan, fin dagli anni Novanta, col tempo siamo diventati amici e mi sono sempre promesso di fare qualcosa in questo stile, prima o poi. Così, quando finalmente ho dato ascolto alla mia chitarra acustica, mi sono ritrovato in un posto nuovo, con un nuovo stile ed un’infinità di melodie che hanno continuato a moltiplicarsi dal 2014 in poi.
“LIGHTHOUSE”, PERO’, E’ MOLTO DIVERSO ANCHE DAL TUO PRECEDENTE ALBUM SOLISTA, “TENDERNESS”…
– Il sound di “Tenderness” è molto diverso da quello di “Lighthouse”, perché nel primo con me c’è Shooter Jennings, che ha prodotto il disco, coinvolgendo in studio anche la sua band. Chiaramente avendo lui e la sua band, il disco ha preso una certa direzione: c’è la chitarra pedal steel, il violino e in generale quell’atmosfera tipica dell’americana (un sottogenere del country, ndR) che amo molto e che per me era completamente nuovo. Le canzoni erano quelle, ma venivano lette con una particolare inclinazione negli arrangiamenti.
Facciamo un salto avanti e arriviamo fino al 2020: eravamo in procinto di fare un grosso tour in Sud America ed Europa con i Guns, avevo avuto giusto il tempo di registrare delle demo per quattro-cinque canzoni e poi ero volato a Los Angeles per le prove del tour.
A quel punto è arrivata la pandemia e inizialmente sembrava che saremmo dovuti restare chiusi in casa per un paio di settimane, così pensai che sarebbe stata una buona idea finire quelle canzoni che avevo iniziato a Seattle. Poi quelle due settimane diventarono quattro e così ho avuto ancora più tempo per lavorare alle nuove composizioni. Ho fatto quasi tutto da solo, con l’aiuto di Martin Ferveyear, il produttore, e Jamie Douglas, che è il batterista di Shooter Jennings. Gli mandavo le tracce e lui me le rimandava indietro dopo due-tre giorni con le parti di batteria. In alcune canzoni l’ho suonata direttamente, ho ripreso in mano le bacchette, come quando suonavo in una band punk.
Questa è la differenza principale, in questo disco sono solo io, con l’aiuto di qualche amico, come ad esempio Tim DiGiulio, un chitarrista che suonerà con me anche dal vivo assieme a Jeff Fielder, il chitarrista di Mark Lanegan. Se verrai al concerto, tieni d’occhio questi due chitarristi, sono eccezionali. Comunque, dicevo, Tim DiGiulio è riuscito a suonare alcune parti di chitarra, ma siccome era periodo di Covid, tutto era complicato, gli dicevo cose tipo “riesci a finire queste cinque canzoni nelle prossime quattro ore? Suona al tuo meglio, pensa che dobbiamo lasciare un segno, ma fallo in cinque minuti!”. E lui è stato fantastico.
L’energia in studio era veramente speciale, c’era molta creatività, tant’è che abbiamo continuato a registrare. Potrei finire quattro album con tutto il materiale che abbiamo! “Lighthouse” è il risultato di queste registrazioni, abbiamo scelto dieci canzoni che stessero bene assieme e volevo che l’album raccontasse una storia.
Leggo molto e volevo dare al disco una struttura simile a quella di un romanzo, con un’introduzione, picchi e momenti di discesa e con una bella conclusione. Su quello che ci sarà dopo, non lo so proprio, e non lo dico in senso negativo. Sono curioso io per primo di scoprirlo.
HO LETTO CHE ADDIRITURA BOB DYLAN HA SPESO DELLE PAROLE MOLTO LUSINGHIERE SU UNA TUA CANZONE, “CHIP AWAY”. DYLAN NON E’ CERTO UN ARTISTA CHE SI SPERTICA IN LODI DI CHIUNQUE, DEVE ESSERE STATA UNA BELLA SODDISFAZIONE.
– Sì, è una cosa venuta fuori all’improvviso, perché Bob Dylan non è uno che rilascia molte interviste. Il mio nome è saltato fuori nella prima intervista che ha fatto dopo chissà quanto, non ricordo se fosse il Wall Street Journal o il Washington Post, comunque una pubblicazione grossa.
Ho iniziato a ricevere dei messaggi, prima dall’Inghilterra, perché sai, col fuso orario certe notizie arrivano prima lì, poi dalla East Coast, il mio telefono stava esplodendo! E’ stato davvero speciale… Quest’estate c’era Jacob Dylan (il figlio di Bob, cantante dei Wallflower, ndr) a Seattle e per me era la prima estate libera da quando avevo, non so, vent’anni. In città suonavano i Pearl Jam, e io e mia moglie abbiamo invitato Jacob ad andare a vederli: ci eravamo incontrati anni fa, ma il mio manager lo conosce e quindi ci ha messi in contatto, l’abbiamo incontrato in hotel e poi siamo andati al concerto assieme. Allora gli ho chiesto questa cosa di suo padre e lui mi ha detto “no, davvero, gli piaci tantissimo!”, e per me è una cosa fuori di testa!
NELL’ALBUM, POI, CI SONO DIVERSI OSPITI E PENSO CHE UNO SIA PARTICOLARMENTE IMPORTANTE PER TE, MI RIFERISCO A IGGY POP. SO CHE SEI UN SUO GRANDE FAN, TANT’E’ CHE DAL VIVO SUONI SPESSO ANCHE DELLE COVER DEGLI STOOGES.
HAI ANCHE AVUTO MODO DI SUONARE DIRETTAMENTE CON IGGY DAL VIVO, IN PASSATO. COME E’ NATA QUESTA COLLABORAZIONE?
– Sì, ormai ci conosciamo da tanto, dal 1990, quando suonai con lui sull’album “Brick To Brick”. Mi ricordo che mi chiamò a casa, “ehi, sono Iggy”… Pensavo fosse uno scherzo di un mio amico, perché per me Iggy è uno dei più grandi. Sono tre, Iggy, Prince e Lemmy, non male come top tre, vero?
Comunque, tornando a noi, un paio d’anni fa ho avuto l’occasione di suonare nel nuovo album di Ozzy Osbourne, assieme a Chad Smith, con Andrew Watt come produttore. Poco tempo dopo Andrew mi chiamò dicendomi che avrebbe prodotto il nuovo album di Iggy e mi voleva a bordo per scrivere qualche canzone assieme! E l’abbiamo fatto, io, lui e Chad Smith. A Iggy sono piaciute molto e le ha incluse nell’album, dopodiché gli serviva una band per suonare dal vivo, cinque-sei show e non ce lo siamo fatto ripetere due volte.
E’ stato durante questo tour che ha potuto ascoltare “Lighthouse” e si è offerto di registrare quel pezzo parlato che ascolti sul disco. I nostri manager si sono accordati e ci siamo ritrovati in studio. Ne ha registrate quattro versioni e senti che risultato? Basta la sua voce, riempie la stanza…
E’ stato grandioso avere Iggy e lo stesso vale per Jerry Cantrell, che ha sentito “Just Don’t Know” e si è offerto di registrarne l’assolo, e poi ovviamente Slash su “Hope” che è una canzone del 1996: esisteva il master di quella canzone, che all’epoca si chiamava “Beautiful Disease”, ma non era mai stata pubblicata.
Ci sono voluti vent’anni per recuperarla, ma alla fine ci sono riuscito e ho voluto inserirla qui perché era perfetta per la storia che volevo raccontare con “Lighthouse”.
ABBIAMO AVUTO MODO DI ASSISTERE AL TUO PIU’ RECENTE CONCERTO IN ITALIA, A MILANO. E’ STATA UNA BELLISSIMA SERATA E HAI FATTO UN REGALO PARTICOLARE AI FAN ITALIANI, PERCHE’ HAI SUONATO, PER LA PRIMA E UNICA VOLTA IN QUEL TOUR, “SO FINE”.
– Quello di Milano è stato davvero uno show speciale, è sempre stato così in Italia, i fan sono davvero appassionati, me ne accorgo anche con i Guns N’ Roses. Hai proprio l’impressione che il pubblico percepisca ogni singola emozione, la musica viene vissuta come una cosa importante, ti senti apprezzato come artista. Ecco perché quella sera ho pensato di fare qualcosa di speciale per Milano.
E sai una cosa divertente? Il giorno prima mi aveva morso un ragno velenoso! In hotel, in Svizzera! Mi ricordo che gli scattai una foto e la mandai a Slash, perché lui è un esperto di ragni, mi disse che era il ragno non-so-cosa-delle-querce, che vive proprio in Svizzera. E siccome il suo morso è velenoso, mi ha dato problemi alle corde vocali. Lo show è andato bene, ma poi ho scoperto che certi ragni di possono causare una specie di laringite e due ore lo show ero completamente senza voce! Mi sono ripreso completamente dopo settimane…
A PROPOSITO DEL TOUR, COME STAI STRUTTURANDO, INVECE, QUESTA SERIE DI DATE? COSA CI DOBBIAMO ASPETTARE?
– Inizieremo stasera le prove del tour, io suonerò la chitarra acustica, Tim DiGiulio l’elettrica, Jeff Fielder alla seconda chitarra, ma lui suona anche le tastiere, il B-Bender, la slide, sa cantare… quindi quando faremo le canzoni di “Tenderness” potrà suonare come se ci fosse un violino nella band, è uno di quei musicisti capaci di fare di tutto. Poi Mike Musburger alla batteria e Mike Squires dei Loaded al basso e alla seconda voce.
Questa band sarà molto potente, molto diversa dallo stile della band di Shooter. Io sono pronto, mi sto preparando da due mesi e non vedo l’ora. Ti vorrei dire di più, ma ci dobbiamo ancora lavorare. Se me l’avessi chiesto tra una settimana, avrei potuto darti una risposta più completa.
C’E’ UN ASPETTO SULLO STATO DI SALUTE DELLA MUSICA HEAVY, O DEL ROCK IN GENERALE, CHE FA SEMPRE RIFLETTERE.
I GUNS N’ ROSES SONO UNA BAND PLANETARIA, CHE RIEMPIE GLI STADI ANCORA OGGI, PERO’ SEMBRA CHE QUESTA MUSICA PARLI PIU’ ALLA STESSA GENERAZIONE CHE VI HA CONOSCIUTI NEGLI ANNI OTTANTA O NOVANTA. NON SEMBRA ESSERCI ALL’ORIZZONTE UNA NUOVA GIOVANE BAND DELLA PORTATA DEI GUNS N’ ROSES, FORSE NON CI SARA’ PIU’. COME MAI SECONDO TE?
– Tre giorni fa sono andato a vedere un concerto dei Metallica e ho passato metà del tempo a guardare il pubblico. Anche quando suono con i Guns guardo molto il pubblico, perché io ho un grande rispetto e ammirazione per la storia di ciascuno. A volte le persone che incontro hanno delle storie che mi fanno andare fuori di testa e magari hanno diciotto anni.
Guardando il pubblico, mi accorgo che raccoglie tante generazioni: vedi ragazzi di quindici-sedici anni, bambini di nove, ventenni… Noi raggiungiamo ancora quel tipo di pubblico, per chi lo vuole, ma la cosa triste è che poi non hanno una loro band.
Con i Metallica, ho visto le stesse cose: bambini, ragazzi, adolescenti, ma forse non ci sono dei nuovi Metallica. O forse sì, e noi non lo sappiamo.
Io ascolto spesso la musica che piace alle mie figlie, mi piace la nuova musica e per la maggior parte non è musica heavy. Ad esempio loro amano una band di Orange Country che si chiama The Garden, sono in giro da dodici anni e sono molto originali, heavy, ma non metal. Non saprei davvero dire come mai…
Forse c’entrano i social media, che hanno ridotto di tanto la soglia di attenzione: quante persone non leggono nemmeno mezzo articolo, ma si fermano al titolo? Con la musica è lo stesso, si ascolta un terzo della canzone, magari suggerita da un algoritmo di Apple Music e se è un brano pop e ti piace, l’algoritmo pensa che ti debba piacere solo quello e ti suggerisce solo musica pop.
A me il pop piace, è sempre piaciuto, ma sembra che oggi esista solo quello, eppure ci sono tante grandi band heavy là fuori, che non riescono ad essere grandi quanto lo siamo stati noi… Non lo so. Posso solo guardare le mie figlie e cercare di capire come la vivono loro.
DEVE ESSERE MOLTO DIVERSO SUONARE SU UN PALCO GIGANTESCO, CON DECINE DI MIGLIAIA DI PERSONE DAVANTI, CIRCONDATO DA MAXISCHERMI, RISPETTO AD UN TOUR NEI CLUB, DECISAMENTE PIU’ RACCOLTO. TU COME VIVI QUESTA COSA?
– Penso che per il tipo di canzoni che scrivo ora, quelle di “Tenderness” e “Lighthouse” è molto meglio un ambiente piccolo e raccolto. Non so mai in anticipo quanto saranno grandi i locali in cui mi esibirò, ma a grandi linee ho un’idea delle dimensioni.
L’esperienza del tour di “Tenderness” mi ha fatto capire che in questi contesti vedi davvero tutti, ed è importantissimo per questo stile di musica. E’ un gruppo di persone che si raccoglie intorno a delle canzoni che hanno una forte carica emotiva e questo mi arricchisce tanto.
E’ un po’ come andare in chiesa, un’assemblea di persone che sono interessate a quello che accade e stanno lì tutte assieme per lo stesso motivo. E’ un’esperienza completamente diversa e io cerco sempre di fare cose nuove. Ora è arrivato il momento di iniziare questa nuova avventura.
https://metalitalia.com/intervista/duff-mckagan-la-voce-di-una-chitarra-che-vibra-sul-petto/
Translation with Deepl:
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DUFF McKAGAN - The voice of a guitar vibrating on the chest
Published on 09/23/2024 by Carlo Paleari
Duff McKagan is a star who is used to standing in front of huge oceanic crowds, yet he has never forgotten the pleasure of performing in front of a (relatively) small audience in a club: he did it when he played punk rock, or in the early days of Guns, and he still does it today that he has discovered the pleasure of indulging in the warm sound of an acoustic guitar.
We are just a few weeks away from Duff's Milan date, performing at Magazzini Generali on Oct. 16, and we jumped at the chance to catch up with him for a brief chat about this new solo adventure of his that has led him to release two albums, first "Tenderness," in 2019, and now "Lighthouse," which sees the bassist trying his hand at styles very different from those to which he has accustomed us, from blues to singer-songwriter.
Duff has always given us the impression that he is the most easygoing and affable member of Guns N' Roses, and our conversation could only confirm this: we found ourselves before a calm interlocutor, with whom we could exchange opinions about what it's like to have teenage children or about the energy it gives back to go to a concert, an artist proud of his music and a true fan of all the many musicians who have influenced him.
DUFF, YOUR NEW ALBUM "LIGHTHOUSE" STRUCK US AS VERY DIVERSE, WHICH MAKES IT VERY DIFFERENT FROM WHAT YOU DO WITH GUNS N' ROSES. HOW DID THIS INTIMATE INSPIRATION OF YOURS COME ABOUT?
- What you see is my room, behind me are two acoustic guitars, a bass guitar, and then there are other guitars. Wherever I am, I always try to have a guitar close at hand.
Around 2014 I decided to really listen to the sound of the acoustic guitar, the feeling of having it against my chest: I had melodies, chords, and it was as if the guitar itself was suggesting when and how to sing. All of a sudden I realized that what was emerging was not trying to scream, it was not telling me to push with my voice, it was instead taking me by the hand and asking me to surrender to the sound of the guitar itself.
You see, I am a big fan of Mark Lanegan, since the 1990s, over time we became friends and I always promised myself to do something in this style sooner or later. So when I finally listened to my acoustic guitar, I found myself in a new place, with a new style and an abundance of melodies that have continued to proliferate since 2014.
"LIGHTHOUSE," THOUGH, IS ALSO VERY DIFFERENT FROM YOUR PREVIOUS SOLO ALBUM, "TENDERNESS"...
- The sound of "Tenderness" is very different from that of "Lighthouse," because on the first one Shooter Jennings was with me, and he produced the record, involving his band in the studio as well. Obviously having him and his band, the record took a certain direction: there is pedal steel guitar, fiddle and generally that typical Americana (a subgenre of country, ed.) vibe that I love very much and that was completely new to me. The songs were there, but they were interpreted with a particular slant in the arrangements.
Fast forward to 2020: we were about to do a big tour in South America and Europe with Guns, I just had time to record demos for four to five songs, and then I flew to Los Angeles to rehearse for the tour.
That's when the pandemic came and at first it looked like we were going to have to stay locked in for a couple of weeks, so I thought it would be a good idea to finish those songs I had started in Seattle. Then those two weeks became four, and so I had even more time to work on the new tunes. I did almost everything myself, with the help of Martin Ferveyear, the producer, and Jamie Douglas, who is Shooter Jennings' drummer. I would send him the tracks and he would send them back to me after two to three days with the drum parts. On some songs I played it myself, I picked up the sticks again, like when I played in a punk band.
That's the main difference, on this record it's just me, with the help of a few friends, like Tim DiGiulio, a guitar player who will also play live with me along with Jeff Fielder, Mark Lanegan's guitarist. If you come to the show, keep an eye out for these two guitar players, they are outstanding. Anyway, I was saying, Tim DiGiulio was able to play some guitar parts, but because it was Covid period, everything was complicated, I was telling him things like, "Can you finish these five songs in the next four hours? Play at your best, think we have to leave a mark, but do it in five minutes!" And he was amazing.
The energy in the studio was really special, there was a lot of creativity, so much so that we kept recording. I could finish four albums with all the material we have! "Lighthouse" is the result of these recordings, we chose ten songs that fit together and I wanted the album to tell a story.
I read a lot and I wanted to give the album a novel-like structure, with an introduction, peaks and troughs, and a nice conclusion. About what's next, I really don't know, and I don't mean that in a negative way. I for one am curious to find out.
I READ THAT EVEN BOB DYLAN HAD SOME VERY FLATTERING WORDS ABOUT ONE OF YOUR SONGS, "CHIP AWAY." DYLAN IS CERTAINLY NOT AN ARTIST WHO LAVISHES PRAISE ON ANYONE, SO THAT MUST HAVE BEEN QUITE SATISFYING.
- Yes, it came out of the blue, because Bob Dylan is not someone who gives many interviews. My name came up in the first interview he did in who knows how long, I don't remember if it was the Wall Street Journal or the Washington Post, anyway a big publication.
I started getting messages, first from England, because you know, with the time difference some news comes first there, then from the East Coast, my phone was exploding! It was really special... This summer Jacob Dylan (Bob's son, lead singer of Wallflower, ed.) was in Seattle, and for me it was the first summer off since I was, I don't know, 20 years old. Pearl Jam was playing in town, and my wife and I invited Jacob to go see them: we had met years ago, but my manager knows him, so he put us in touch, we met him at the hotel, and then we went to the show together. So I asked him about this thing about his father, and he said, "no, really, he likes you so much!" and to me that's crazy!
THERE ARE ALSO SEVERAL GUESTS ON THE ALBUM, AND I THINK ONE IS PARTICULARLY IMPORTANT TO YOU, I'M TALKING ABOUT IGGY POP. I KNOW YOU'RE A BIG FAN OF HIS, SO MUCH SO THAT YOU ALSO OFTEN PLAY STOOGES COVERS LIVE. YOU'VE ALSO HAD THE OPPORTUNITY TO PLAY DIRECTLY WITH IGGY LIVE IN THE PAST. HOW DID THIS COLLABORATION COME ABOUT?
- Yes, we've known each other for a long time now, since 1990, when I played with him on the "Brick To Brick" album. I remember him calling me at home, "hey, it's Iggy" ... I thought it was a joke by a friend of mine, because to me Iggy is one of the greatest. That's three, Iggy, Prince and Lemmy, not a bad top three, right?
Anyway, back to now, a couple of years ago I had the opportunity to play on Ozzy Osbourne's new album, along with Chad Smith, with Andrew Watt as producer. A little while later Andrew called me and said he was going to produce Iggy's new album and wanted me on board to write some songs together! And we did, he, me, and Chad Smith. Iggy liked them very much and included them on the album, then he needed a band to play live, five-six shows, and he didn't have to ask us twice.
It was during this tour that he got to hear "Lighthouse" and offered to record that spoken word piece that you hear on the record. Our managers agreed and we got together in the studio. He recorded four versions of it and can you hear the result? Just his voice, it fills the room....
It was great to have Iggy and same with Jerry Cantrell, who heard "Just Don't Know" and offered to record the solo, and then of course Slash on "Hope," which is a song from 1996: there was a master of that song, which was called "Beautiful Disease" at the time, but it was never released.
It took 20 years to get it back, but I finally got it and wanted to include it here because it was perfect for the story I wanted to tell with "Lighthouse."
WE HAD A CHANCE TO ATTEND YOUR MOST RECENT CONCERT IN ITALY, IN MILAN. IT WAS A BEAUTIFUL NIGHT AND YOU GAVE A SPECIAL GIFT TO THE ITALIAN FANS, BECAUSE YOU PLAYED, FOR THE FIRST AND ONLY TIME ON THAT TOUR, "SO FINE."
- The show in Milan was really a special show, it's always been like that in Italy, the fans are really passionate, I can notice that even with Guns N' Roses. You really have the impression that the audience feels every single emotion, the music is experienced as something important, you feel appreciated as an artist. That's why that night I thought of doing something special for Milan.
And you know what's funny? I had been bitten by a poisonous spider the day before! In the hotel, in Switzerland! I remember I took a picture of it and sent it to Slash, because he is an expert on spiders, he told me it was the don't-know-what-about-the-oaks spider, which lives right in Switzerland. And because its bite is poisonous, it gave me problems with my vocal cords. The show went well, but then I found out that certain spiders can cause a kind of laryngitis, and two hours into the show I was completely voiceless! I fully recovered some weeks later....
SPEAKING OF THE TOUR, HOW ARE YOU STRUCTURING THIS SERIES OF DATES INSTEAD? WHAT SHOULD WE EXPECT?
- We're going to start rehearsing for the tour tonight, I'll be playing acoustic guitar, Tim DiGiulio on electric, Jeff Fielder on second guitar, but he also plays keyboards, B-Bender, slide, he can sing... so when we do the songs on "Tenderness" he can play like there's a violin in the band, he's one of those musicians who can do anything. Then Mike Musburger on drums and Mike Squires from Loaded on bass and second vocals.
This band will be very powerful, very different from Shooter's style of band. I'm ready, I've been preparing for two months and I'm looking forward to it. I would like to tell you more, but we still have to work on it. If you had asked me in a week, I could have given you a more complete answer.
THERE'S ONE ASPECT ABOUT THE HEALTH OF HEAVY MUSIC, OR ROCK IN GENERAL, THAT ALWAYS MAKES YOU WONDER. GUNS N' ROSES ARE A GLOBAL BAND, STILL FILLING STADIUMS TODAY, YET IT SEEMS THAT THIS MUSIC SPEAKS MORE TO THE SAME GENERATION THAT KNEW YOU IN THE EIGHTIES OR NINETIES. THERE DOESN'T SEEM TO BE A NEW YOUNG BAND OF THE MAGNITUDE OF THE GUNS N' ROSES ON THE HORIZON, MAYBE NOT ANYMORE. WHY IS THAT IN YOUR OPINION?
- Three days ago I went to see a Metallica concert and spent half the time watching the audience. Even when I play with Guns I look at the audience a lot, because I have a great respect and admiration for each person's story. Sometimes the people I meet have stories that blow my mind and maybe they are eighteen years old.
Looking at the audience, I see that it gathers so many generations: you see fifteen- to sixteen-year-olds, nine-year-olds, twenty-year-olds... We still reach that kind of audience, for those who want it, but the sad thing is that then they don't have their own band.
With Metallica, I saw the same things: kids, teens, teenagers, but maybe there is no new Metallica. Or maybe there is, and we don't know it.
I often listen to music that my daughters like, I like new music, and for the most part it's not heavy music. For example they like a band from Orange Country called The Garden, they've been around for twelve years and they're very original, heavy, but not metal. I really couldn't say why....
Maybe it has something to do with social media, which has reduced the attention span a lot: how many people don't even read half an article, but stop at the headline? With music it's the same, you listen to a third of the song, maybe suggested by an Apple Music algorithm, and if it's a pop song and you like it, the algorithm thinks you should only like that one and suggests only pop music. I like pop, I've always liked it, but it seems like that's all there is today, and yet there are so many great heavy bands out there, who can't manage to be as great as we were-I don't know. I can only look at my daughters and try to understand how they experience it.
IT MUST BE VERY DIFFERENT PLAYING ON A GIANT STAGE, WITH TENS OF THOUSANDS OF PEOPLE IN FRONT OF IT, SURROUNDED BY BIG SCREENS, THAN ON A CLUB TOUR, WHICH IS DEFINITELY MORE INTIMATE. HOW DO YOU EXPERIENCE THIS?
- I think for the kind of songs I'm writing now, the ones from "Tenderness" and "Lighthouse," a small, intimate environment is much better. I never know in advance how big the venues I will be performing in will be, but I do have a rough idea of the size.
My experience on the "Tenderness" tour made me realize that you really see everyone in these settings, and that's so important for this style of music. It's a group of people gathering around emotionally charged songs, and that is so enriching to me.
It's kind of like going to church, an assembly of people who are interested in what's going on and they're all there together for the same reason. It's a completely different experience and I'm always trying to do new things. Now it's time to start this new adventure.
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